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64 del rinnovamento civile d'italia


nella vigilia dell’ultima rivoluzione, e col concorso morale di quasi tutti i governi, né solo del laicato ma del sacerdozio.

Giá il lettore s’avvede che io intendo parlare della famosa lega elvetica, che precedette di poco il moto francese di febbraio. Che fu infatti a vedere i vari principi del continente, cosí teneri del potere legittimo, congiurare contro la Dieta svizzera in favore dei ribelli? e quali ribelli? Uomini che odiavano l’unione, la libertá, l’indipendenza patria e macchinavano cogli esterni per annientarle. Ma se per odio inveterato degli ordini liberi e vendetta delle antiche ingiurie premeva all’Austria di ridurre i suoi vicini divisi e servi, che onore sperava la Francia dall’empia guerra? che pro dall’abbassare il debole e accrescer forza al potente? che merito dal concitare i fratelli contro i fratelli? Oh! la Dieta era radicale. Dunque stimate che metta maggior conto ad un popolo l’essere smembrato e privo del suo essere come nazione? Per non avere un’Elvezia democratica, volete un’Elvezia austriaca? A un popolo neutrale ed amico anteponete uno Stato che se l’intenda col barbaro a danno vostro e accresca la potenza di lui in Italia? Inaudita demenza! E ancorché il partito fosse utile e onorevole, come sperate di vincere la prova? Non vi accorgete che in cambio di spegnere una libertá odiosa presso gli altri, la porterete in casa vostra? e la renderete infesta alla vostra dominazione? Vano è il cercare di estinguere coll’arte o colla forza i desidèri universali dei popoli. Forse alla parte piú numerosa, colta, agguerrita della Svizzera prevarranno i magnati dei piccoli cantoni, che congiurano coll’imperatore contro le libertá pubbliche e in premio dell’iniqua trama ne riscuotono le provvisioni? o poche popolazioni rozze e sedotte dai preti, ma pur tenere della legge, dureranno ferme ed eroiche nella gara scellerata? Le crociate contro la patria sono abbominevoli, e il «dare il perdono»1 a chi ammazza i

  1. Dino Compagni racconta che il cardinale Nicolao di Prato scomunicò «i pratesi e bandí loro la croce addosso, dando perdono a chi contro a loro facea danno alcuno» (Cron., 3); e che il cardinale Pelagrú «bandí la croce addosso a’ viniziani, e di piú luoghi v’andò assai gente contro per lo perdono e per aver soldo» (ibid.)