Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 1, 1911 - BEIC 1832099.djvu/77

Da Wikisource.

libro primo - capitolo terzo 71


Per farsi al possibile un concetto esatto di essa, uopo è distinguere quattro periodi nello spazio sinora trascorso. Il primo si stese fino ai tumulti di giugno del quarantotto, e come fu ammirabile per la moderazione del popolo, cosí non fu senza lode dal lato del governo; se non che questo, essendosi appigliato circa il problema economico a uno di quei rimedi apparenti che non guariscono il male, anzi lo aggravano palliandolo con vane speranze, diede a’ suoi nemici occasione di accendere perfidamente la guerra civile, e l’utopia pacifica ebbe un fine lacrimoso e spaventevole. Un guerriero illustre, a cui la difesa del nazional consesso e la vittoria conferirono la dittatura, fu nel secondo periodo arbitro della Francia e di Europa. Poteva egli parte colle armi e parte colle influenze dar leggi ai potentati, e specialmente all’Austria, che, avvilita, disfatta, abbattuta da replicate sconfitte, era costretta a riceverle. Poteva aiutare efficacemente il Piemonte, fondare il regno dell’alta Italia, promuovere la lega della penisola, frenare i repubblicani intempestivi, rimettere il papa, Napoli e Sicilia in cervello, proteggere gli ungheri, avvalorare l’egemonia prussa, dirigere sottomano la Dieta di Francoforte, aiutare la nazionalitá alemanna, far d’Italia e Germania unite e libere due propugnacoli alla Francia repubblicana e due contrappesi al predominio del Moscovita. Rialzando l’onor della Francia e dandole il primato in Europa, egli si agevolava l’esecuzione e suppliva al difetto inevitabile delle riforme opportune; le quali, non potendo farsi se non per gradi e col levar molti abusi, non soddisfanno ai malcontenti e scottano ai privilegiati. Ma la moltitudine se ne appaga quando l’imperfezione loro è compensata dall’adempimento dei voti piú nobili, dalla gloria nazionale e dalla potenza; e l’aura popolare che queste recano al governo lo abilita a superare i contrasti di coloro che si rifanno degli ordini e dei disordini antichi. Sventuratamente il generale Cavaignac i giorni da fare consumò nell’inerzia; in vece di procacciarsi l’ammirazione universale colla bontá e grandezza delle imprese e servirsi di essa per ridurre a silenzio e tenere in freno le sètte monarchiche dei falsi conservatori, fu il loro zimbello; si studiò di gradire