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libro primo - capitolo terzo 73


conservatori politici, potea supplire il nuovo presidente, rendendo col pubblico favore impotenti e col proprio esempio esosi i contraddittori, e meritando dal popolo la confermazion di quel grado a cui l’odio dei domini passati e l’inquietudine dello stato presente innalzato lo avevano.

Il che si vide chiaro nella sua elezione, causata non mica dall’ingegno né dai meriti, ma dal nome, dalle memorie e dalle speranze. Né gridando Luigi Buonaparte suo capo, la Francia ebbe l’occhio allo zio imperatore, abbagliato dalla fortuna, accecato dagli adulanti, nemico a libertá, distruttore della repubblica, avido di conquiste, cupido di signoria assoluta, persecutore degl’ingegni incontaminati, rinnovatore di anticaglie, emulo a ritroso di Carlomagno, oppressore delle nazioni, tiranno di Europa, autore di mali inestimabili al suo paese e al suo secolo; ma sí bene al console pacificatore, chiaro per giusti trionfi, restitutore della dignitá e potenza francese, vincitore dell’anarchia, promotore di leggi savie e di riforme volute dai tempi. Cosicché eleggendo il consanguineo dell’uomo grande la nazione fece segno di volere non giá la vecchia monarchia o l’imperio, ma un principato nuovo, elettivo, temporaneo, straordinario, popolano e libero dentro, magnanimo e glorioso di fuori, che accoppiasse tutti i beni senza i mali della repubblica. Gli autori di questa l’aveano avvilita colle vergogne, screditata colle chimere, e dato occasione a riotte di sangue, a orribili rappresaglie; tanto che si era ricorso alla dittatura che la salvasse dai propri eccessi. Ma il cittadino che ne fu investito non rispondendo nel governo al nome che aveva nella milizia, il popolo stimò di aver trovato l’uomo a proposito in chi si era mostrato avverso alle viltá e corruttele borboniche, avea svelati o immaginati certi concetti benefici di Napoleone, annunziata una nuova èra di felicitá alla Francia, offerta l’opera e impegnata la sua parola per effettuarla. Le proposte indirizzate a vantaggiare la plebe, da lui fatte molti anni innanzi, erano credute sincere; e ciò stando, niuno certo poteva meglio eseguirle di chi traeva dal prestigio del nome un’autoritá grande e sovrastava pel grado ai nemici di quelle.