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CAPITOLO PRIMO

del rinnovamento italiano ed europeo


Il moto italiano, incominciato circa un lustro addietro e, quantunque sospeso, non ancora finito, si parte in due periodi: l’uno passato e l’altro avvenire, divisi da un tempo di ristagno e di pausa che corre presentemente. Siccome il primo di questi periodi fu salutato sin da principio come un «Risorgimento», cosi, per distinguerlo dal secondo, chiamerò questo: «Rinnovamento», dando il nome d’«interregno italiano» allo spazio che li divide, atteso che l’Italia come nazione ha di nuovo, per cosi dire, perduto lo scettro di se medesima. I principi del Risorgimento furono assennati e felici; ma venuta meno la civil prudenza, gli errori si trassero dietro le disavventure, come vedemmo nell’altro libro. L’epoca futura potrá meglio avverare le nostre speranze, se saremo solleciti di apprestare i rimedi opportuni ai falli commessi, alcuni dei quali possono mettersi in opera sin da oggi; onde l’interregno non dee essere una sosta oziosa ma un apparecchio fecondo del Rinnovamento. Denominando cosi la mutazione che verrá tosto o tardi portata e necessitata dal corso naturale dei successi politici, non credo di dare alle parole un significato affatto arbitrario. Imperocché la qualificazione di «Risorgimento» si accomoda meglio di altra al moto andato, accennando al risvegliarsi e, come dire, al risuscitare che fece l’Italia, riavendo piú viva la coscienza di se stessa e de’ suoi diritti, quando né le condizioni interne né le esteriori le permettevano di aspirare a molta novitá d’instituzioni. Anzi proprio carattere