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22 del rinnovamento civile d'italia


scopo e lo facilitassero; e il Piemonte si esibiva di adoperarvisi con ufficioso messaggio. Il Plezza non fu voluto ricevere, e si

colorò il rifiuto con ragioni parte frivole1 parte false, attribuendogli parole dette da altri in disdoro del principe. Chiarito invano l’errore, conveniva procedere in altro modo per tentare di vincere la mala disposizione. Il Piemonte avea trascurato sin da principio di adescare coll’interesse i vari sovrani alla guerra comune; quindi era nata prima la freddezza e poscia la renitenza, e in particolare il recesso di Napoli. Gli uomini si debbono pigliar come sono; e in niuno di quelli capiva tanto senno e amore di patria che sapessero ravvisare in un regno forte posto a settentrione l’utilitá di tutti, o antiponessero il bene d’Italia alle mire municipali. Essi non vedevano altro nel nuovo Stato che l’ingrandimento del Piemonte e abbassati se ne credevano, come se l’impresa non fosse un riscatto ma una conquista; e parea loro ingiusto e pericoloso lo spendere e combattere per creare una potenza piú valida della propria. Era dunque uopo rimuovere l’ostacolo; e se il regno dell’alta Italia era per riuscire men forte, piú facile per ristoro tornava l’acquisto dell’indipendenza. Potevasi adunque, finita la guerra, dare ai vari Stati un nuovo assetto territoriale, mediante il quale ciascuno si aggrandisse alle spese del comune nemico; e se al Piemonte non era lecito l’obbligarvisi dopo l’unione stanziata dai popoli e dal parlamento, non gli era però disdetto di esprimerne il desiderio e promettere l’opera sua per impetrarlo. La lega federativa, come investita di signoria nazionale, era autorizzata a modificare i patti anteriori; ed essendo composta dei vari Stati, l’interesse del maggior numero di questi sarebbe in ogni caso prevalso al volere di un solo. Io espressi piú di una volta l’idea sommaria di cotal disegno nelle mie pratiche intorno al futuro ordinamento d’Italia2, e il duca di Dino prese il carico di rappresentarlo



  1. L’uso di proporre i legati prima d’inviarli non è legge, e l’urgenza somma delle cose che si trattavano prescriveva di troncare ogni indugio superfluo.
  2. Da questi discorsi nacque probabilmente la stolta calunnia eh’ io volessi ingrandire il re di Napoli a spese del pontefice (Farini, Stato romano, t. iii, p. 2i6).