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capitolo duodecimo 31


Sardegna, non avrei mai assentito né partecipato alla Costituente». Altra risposta non conveniva dopo la bandita repubblica; la quale, se si ha l’occhio alle circostanze correnti, alle pratiche anteriori e a tutte le cose che abbiamo discorse, era una sfida dei puritani al principato piemontese.

Falliti i negoziati per quietar l’Italia inferiore, restava che le armi si adoperassero come estremo ripiego. L’impresa era facile, perché i toscani desideravano il nostro intervento e c’invocavano liberatori; e posata la Toscana, era affatto probabile che la repubblica romana, nata di fresco, debole, vacillante, discorde, poco accetta all’universale, cadesse da sé. La piú parte di coloro che si mostrarono in appresso caldissimi in sua difesa, quando soldati stranieri a richiesta dei preti l’assalsero, sarebbero stati tiepidi o freddi in suo favore contro il Piemonte costituzionale, ripristinatore in Toscana e vindice dello statuto. I piú dei puritani o, vili di cuore, sarebbero fuggiti o, pochi di numero, venivano fugati dal solo approccio delle nostre schiere. Alla peggio, se la repubblica romana durava e le circostanze non permettevano al Piemonte di preoccupare in Roma l’opera degli esterni, la nostra partecipazione non poteva essere esclusa e ci porgeva il modo di salvare la libertá. La riputazione toltaci dai ministri precedenti, dai sospetti e dalle calunnie, ci era restituita da un fatto cosi illustre, dopo il quale nessuno poteva volgere in dubbio il nostro zelo per la monarchia italiana e la lealtá delle nostre parole. Napoli e Gaeta non aveano piú alcun taglio per calcitrare alle proposte e disdire gli uffici esibiti; e il loro accordo coi rispettivi popoli, il mantenimento delle franchigie, la colleganza erano di facile esecuzione. Lo statuto rimesso in Toscana bastava senz’altro a impedire che fosse abolito nel Regno e negli Stati ecclesiastici. L’Inghilterra e la Francia, assicurate sulle nostre intenzioni, riconoscenti dell’opera, desiderose di quietare l’Italia e di adagiarla a libertá temperata, ci avrebbero spalleggiati efficacemente presso i principi dentro e di fuori. Se anche dopo la disfatta di Novara e le colpe che la cagionarono la repubblica francese era disposta a sovvenirci oltre le nostre speranze, chi non vede che se in vece di riparare