Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/360

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(la quale è il progresso piú arduo, perché combattuto dagli spiriti e interessi municipali), sará tanto piú facile alla Dieta il mantenerla quanto le sarebbe difficile l’introdurla se giá non fosse, e le tornerá malagevole l’annullarla. Imperocché chi può immaginare un consesso italico che, ricevendo l’Italia una, voglia rimetterla nella divisione antica? e osi disfare un’opera di tanta gloria? Quelle sètte medesime, che attraverserebbero con piú ardore l’unione se si trattasse di crearla, non si ardiranno a proporre che si distrugga, o certo il faranno assai piú rimessamente. Tal è il vantaggio dell’indirizzo preliminare e dittatorio del Piemonte, il quale, senza punto detrarre alla onnipotenza giuridica della futura Dieta, le porrebbe coll’opera anteriore un freno morale utilissimo per impedire quei traviamenti a cui le assemblee soggiacciono non di rado.

Ma l’accordo preaccennato di Torino e di Roma è egli probabile? si può sperare che il Piemonte consenta ad assumere una dittatura egemonica e gli altri italiani ad accettarla? e dato che il governo sardo non rifiuti il carico, saprá egli ben maneggiarlo e sará pari all’aringo? Quistioni di gran rilievo, poiché ne dipende la probabilitá del successo; e per risolverle mi è d’uopo chiamare a rassegna gli ostacoli possibili a frapporsi dalle due parti. Pare in sulle prime che il popolo romano, avendo gustata la repubblica, malagevolmente si acconcerá a un dittatore di sangue regio, e che i fautori di repubblica non saranno disposti a soprattenerla, dove il moto europeo ne faciliti l’assecuzione. Tuttavia non poche e gravi considerazioni dovrebbero persuadere gli uomini giudiziosi e amatori della patria (qualunque sieno i loro pareri politici) a far buono il partito di cui discorro. I.a prima risulta dalle ragioni dell’egemonia, la quale, essendo necessaria a plasmare la nazionalitá e bisognandole forze e armi, non veggo dove meglio si possa locar che in Piemonte. Roma sola non basta, perché inerme come Toscana; Napoli è armato ma nemico, e dove pure fosse possibile di esautorare il principe a tempo e stringer l’esercito alla causa nazionale, la situazione del regno all’estremo meridionale d’Italia lo rende insufficiente da per se solo a impedire le aggressioni esterne.