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40 del rinnovamento civile d'italia


inteso e voluto da molti, i quali miravano a colorire i disegni del Mazzini con qualunque rischio anzi che a salvare l’Italia.

«I re, i ministri, il parlamento piemontese avevano accettata la fusione dei ducati, della Lombardia e del Veneto sull’appoggio del suffragio universale, liberamente espresso da quei popoli. Se nella stessa forma od in forma analoga a quella in cui eransi raccolti i voti per ispossessare l’Austriaco, il duca di Modena e il duca di Parma, si era spossessato il pontefice come principe temporale e il granduca, quale sarebbe stato il criterio morale che ci avrebbe permesso di costringere colla forza i popoli a ritrattare il loro giudizio?»1. Il giudizio dei lombardoveneti, dei modanesi, dei parmigiani era valido, perché conforme alle ragioni della nazionalitá e dell’autonomia italica, giacché per esso si riscuotevano dall’oppressione barbarica (massimo dei mali) e da quella di due signorotti allegati collo straniero. Ma se in vece il voto di quei popoli, del parlamento e del re sardo non fosse stato contro l’Austria ma in favore, forse che agli altri italiani correva il debito di rispettarlo? Dunque si dee dire che la ragionevolezza e santitá della causa legittimasse il partito, e non mica che il partito rendesse la causa giusta. Perocché (giova il ripeterlo) l’arbitrio dei popoli non può nulla contro gli ordini nazionali, stabiliti dalla natura. Ora il caso di Toscana era differentissimo. Io voglio supporre che Leopoldo avesse i piú gravi torti ; ma dico che i minori diritti essendo subordinati ai maggiori, il moto provinciale di Toscana fu riprensibile in quanto pregiudicò al nazionale. Esso si scostava dal tenor delle leggi proprie del Risorgimento italiano, rompeva la continuitá di questo per sostituirgli un moto diverso, contrario e alieno dai tempi, disuniva il Piemonte dall’Italia centrale, toglieva l’egemonia a chi ne era investito e possedendo armi proprie poteva solo esercitarla, per trasferirla in chi ne era privo e non aveva il modo di mandarla ad effetto. Imperocché le mosse di Toscana e di Roma o non ebbero scopo alcuno o mirarono manifestamente

  1. Sineo, Alcun i erutti agli elettoti sugli ultimi mesi del regno di Carlo Alberto, Torino, i849, p. 2i.