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50 del rinnovamento civile d'italia


ricevetti congratulazioni pel disegno e condoglienze per l’impedimento da quanti ebbi a praticare uomini periti e teneri delle cose italiche1. Certo un parere cosi unanime ha alquanto piú di peso che l’autoritá di coloro i quali o non erano bene informati del mio pensiero o non si peritarono di ribatterlo colle ragioni bellissime che abbiamo vedute. Chieggasi anche ora agl’imperiali, ai gesuiti, ai retrogradi di ogni schiera e di ogni colore qual sia il ministro la cui caduta e l’uomo il cui esilio abbia loro dato piú gioia e il cui ritorno faria piú noia: non che io dubiti della risposta, io la reputo antiveduta da coloro medesimi ai quali non piacerebbe.

Che piú? La spedizione fu consentita e lodata da’ miei colleglli medesimi. Quando io la proposi in Consiglio, niuno dei presenti la contraddisse!2: parecchi in termini formali l’approvarono, anzi Vincenzo Ricci e seco (chi ’l crederebbe?) Riccardo Sineo levarono al cielo il concetto nei termini piú vivi, caldi, efficaci, e il primo di essi reiterò gli applausi pochi giorni dopo al cospetto del legato inglese3. Imperocché come tosto l’approvazion dei compagni mi diede facoltá di pensare agli apparecchi, conferii la cosa colle potenze mediatrici, sia pel debito che risultava da questa qualitá loro, sia per chiarirne l’animo e, potendo, impetrarne l’aiuto. Trovai nella repubblica francese e piú ancora nella Gran Bretagna ottime disposizioni: e il signor Abercromby, oratore di questa, conferitone a Londra e avuto favorevole riscritto, caldeggiò l’impresa, promettendo e facendo



  1. Eccetto quelli che parteggiavano pel Mazzini, i quali erano bensí amici sinceri ma non abbastanza periti degli uomini e delle cose nostre.
  2. Domenico Buffa e Urbano Rattazzi erano assenti.
  3. In una mia lettera al Buffa sotto data dei 25 di febbraio i849 (pubblicata nel Risorgimento il 26 dello stesso mese) io feci menzione dell’assenso speciale del Ricci e del Sineo, senza però nominarli, dicendo che «due ministri in particolare si mostrarono altamente invaghiti del mio disegno» (vedi i Documenti e schiarimenti, xiv). Debbo aggiungere che Sebastiano Tecchio presente alla proposta tacque, e benché, secondo la nota regola che chi tace consente, io dovessi credermi autorizzato anche da lui agli apparati, il suo dissenso posteriore può far pensare che sin d’allora disapprovasse in cuor suo la cosa, ma vedendola voluta dagli altri, credesse inutile di esprimere il suo disparere. Ciò posto, quando gli altri colleghi mutarono proposito, era naturale che si unisse con esso loro.