Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/141

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favelle. La facilitá somma dei libri moderni è un pregio che ha molti vantaggi; ma se non è contrabbilanciata dallo studio degli antichi, non passa senza detrimento, e io fo pensiero che contribuisca non poco a snervare e insterilire gl’ingegni della nostra etá. Si vogliono però eccettuare le erudizioni e speculazioni germaniche, non solo per la profonditá e pellegrinitá delle cose (anche quando si dilungano dal vero), ma ancora per l’indole faticosa della lingua tedesca, «infinitamente varia, immensa, fecondissima, liberissima, onnipotente, come la greca» (0.

Io non dico queste cose agli uomini fatti, perché so quanto sia forte il mutar l’usanza invecchiata; e se pure un siffatto miracolo è sperabile, non si aspetta a’ miei pari di operarlo. Piú convenevolmente io posso parlare ai giovani, cioè alla generazione novella a cui toccherá il carico d’incominciare la nuova vita italiana; e però il prepararla sta in voi. Non consumate nell’ozio questo doloroso intervallo, che il cielo vi porge affinché provvediate alle sorti patrie con piú saviezza e fortuna che non fecero i padri vostri. I quali non riuscirono perché sciuparono vanamente gli anni della giovinezza e del riposo, e quando vennero i tempi forti e le occasioni di operare non seppero usarle, trovandosi impreparati. Capitale prezioso per tutti si è il tempo, ma preziosissimo ai giovani, perché, bene operandolo, essi solo possono goderne i frutti; e laddove i provetti travagliano solo per gli altri, i giovani lavorano anco per se medesimi. Ma l’ impiego primaticcio del tempo non può essere l’azione civile, si bene il suo tirocinio, cioè il pensiero e la scienza, perché l’uno somministra il fine e l’altra i mezzi delle operazioni. Il pensiero e la scienza girano il mondo e niuna mutazione politica può riuscire e aver vita senza cotal fondamento. «Le parole — dice Dante — son quasi seme di operazione» ( 1 2 ); onde gli antichi si burlavano di chi le aveva per isterili e presumeva di attendere alla pratica senza la guida e la disciplina della teorica.

(1) Leopardi, Opere , t. u, p. 262.

(2) Convito, iv, 2.