Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/175

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Cesare, imperocché il vero Cesare della Francia moderna fu il suo popolo. Napoleone, dalla guerra in fuori, ci raffigurò Augusto, ma però men cauto e savio dell’antico.

L’universalitá dell’ingegno constadi capacitá o sia potenza ricettiva e di facoltá o potenza attiva e operatrice. Per la prima egli riceve e s’incorpora facilmente le impressioni esterne, acquista l’esatta notizia delle cose in cui si specchia l’idea creatrice, e si rende in tal guisa idoneo a imitar questa nelle sue opere. Perciò, se nei principi e quando non è ancor maturato, la subbiettivitá prevale talvolta nella sua tempera e nelle sue movenze; giugnendo al pieno possesso di sé e sgombrate le nebbie del senso, egli diventa obbiettivo e la realtá degli esseri al suo sguardo si manifesta. 11 Vico accennò finamente a questa ricettivitá, quando disse che «la perfetta mente del saggio è informe d’ogni particolare idea o suggello» (0, quasi tavola nuda o cera vergine, atta a effigiare sinceramente il concetto dell’artista. Similmente egli si appropria le dottrine, le opinioni, il genio dei secoli, gli acquisti della civiltá, il senno dei pochi e il senso dell’universale; ed è vero eclettico, non sincretista. Ma questa parte è un semplice apparecchio, giacché l’essenza dell’ingegno consistendo nella virtú creatrice, uopo è che le dovizie accattate si accrescano colle proprie, e queste sieno cosi copiose che quanto venne di fuori si estrinsechi trasfigurato ed impresso con nuova forma. Perciò se nel raccogliere i materiali esteriori, gl’ingegni eccellenti si guardano di alterarli quasi con falso prisma e fanno ufficio di relatori e copisti; nel valersene pensando e operando, sono inventori e rinnovatori. Né questa seconda parte potria bene adempiersi senza la prima; imperocché non può aggiungere al reale chi non lo studia, come non può alzare una fabbrica chi non ha ben tastato il suolo e non conosce la materia di cui si vale.

L’armonia dialettica risulta da due momenti, che sono la pugna e la conciliazione. La pugna è doppia, atteso che l’opposizione sofistica ha luogo sia nel soggetto, sia nell’ordine

(1) Opere, t. 11, p. 101.