Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/223

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considerava come il centro e Io scopo dell’universo e si potea supporre che ella e le sue creature fossero sempre state e dovessero durare in perpetuo, l’indiamento dell’uomo avea qualche scusa. Ma la scienza moderna dissipò senza rimedio quei sogni, insegnandoci parte coll’esperienza immediata e parte col discorso induttivo che la terra ebbe principio e avrá fine, ch’essa è un satellite del sole, il quale non è altro che una stelluzza della via lattea, e che questa è un semplice punto verso le nubilose astrali e gli eterei spazi del cielo. Ora un dio che incominciò a essere e che dovrá perire, un dio che ha rispetto dell’universo, è molto meno che la monade infusoria verso il nostro globo, è assai singolare; e ancor piú singolare si è che, mentre le scienze naturali, calcolatrici, speculative diventano infinitesimali, si voglia rappiccinire la teologia e ridurla alla tenuta microscopica che ella poteva avere nei secoli dei Dattili e dei Cureti. Né si dica che la piccolezza dell’uomo come animale terrestre è compensata dal suo spirito; imperocché, lasciando stare che gli umanisti annullano questo privilegio col negare l’immortalitá e ridurre l’esistenza spirituale alla misera vita di pochi giorni, l’argomento avrebbe qualche valore se l’intelligenza fosse confinata in casa nostra e non risultasse per contro dalle induzioni filosofiche e naturali, che ogni gruppo sidereo è un sistema d’ intelligenze e che il pensiero animato è inquilino dell’universo. A ogni modo la mentalitá moltiplice e finita è un Secondo e non può in alcun presupposto aver valore di Primo né quinci di Ultimo, il quale è il proprio termine di ogni moto religioso e di ogni assunto teologico. Si trova però nel sistema di cui parliamo un’idea vera, cioè il bisogno ingenito al cuore di circoscrivere e umanare in qualche modo il concetto divino, il quale altrimenti per la sua ampiezza ha piú convenienza colla ragione che coll’affetto. Ma come comporre il divino coll’umano senza pregiudizio di entrambi? L’accordo dei due oppositi non può aversi altrimenti che col processo infinitesimale; e la sola risoluzione del problema che si conformi a questo processo consiste nel compiere la dialettica della creazione con quella della redenzione, per cui l’umanitá, senza scapito del suo proprio