Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/269

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investita di sommo imperio; perché il volgo è avvezzo a riconoscere nel principe un privilegio naturale, e «nel mondo non è se non volgo», come dice il segretario di Firenze (0. Anzi tale preoccupazione governa piú o meno i sentimenti anco dei savi, benché il discorso l’abbia cacciata dal loro intelletto. L’efficacia delle operazioni in un magistrato qualunque dipende dalla bontá de’ suoi ordini, i quali quando sono stabiliti e anticati provano assai meglio che essendo nuovi e abborracciati all’improvviso. Quale sarebbe un poter dittatorio che si creasse novellamente, il quale per difetto di ordito anteriore troverebbe nel suo esercizio mille ostacoli; dove che il principato sardo, organato da gran tempo e avente spedita alla mano una macchina governativa giá in essere, differirebbe dall’altro come un esercito di veterani da una milizia di cerne.

Potria bensí fare ostacolo alla libera e universale accettazione dell’egemonia sarda, se il Piemonte si mostrasse risoluto a voler imporre lo Stato monarchico a ogni costo e qualunque sia per essere l’avviamento dei casi europei. Imperocché questa disposizione argomenterebbe nel principe e nel governo un’ambizione regia e un egoismo municipale, e farebbe credere che si muovano per proprio interesse, non per amore spassionato e generoso della patria comune. Né sarebbe conforme al bene stesso del principato, alienando da lui molti animi e scemandogli, non aggiugnendogli, forza, dove il vento gli fosse contrario. Il credere che il far pompa di ostinazione possa supplire agli altri appoggi per mantener la potenza è vezzo dei municipali e conservatori volgari, che non si guidano col senso retto. Leopoldo dei belgi, benché contermino alla Francia, serbò il trono fra i bollori del quarantotto, perché disse ai popoli che, se voleano vivere a repubblica, egli di buon grado se ne sarebbe ito; ma se in vece si fosse impuntato a non cedere, probabilmente l’avrebbero cacciato. Niun principe può oggi adempiere l’ ufficio di liberatore se non è pronto a essere il Camillo e il Washington della sua patria, anzi che il Wasa e l’Orange. E qui

(1) Principe, 18.