Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/279

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penisola. Ma non si avvisò che tali due fini non si ottengono se gl’instituti di cui si tratta non sono un parto spontaneo del paese, ché le messe fattizie non allignano e meno ancora fioriscono e fruttano, onde non sono atte né a presidiare il popolo che le porge né a felicitare quello che le riceve. L’opinione contraria è uno sbaglio prodotto dal senso volgare, ma riprovato dall’esperienza e combattuto dal senso retto. Siccome però quello prevale a questo nei piú, cosi non è meraviglia se oggi l’opinione passata ripullula; tanto piú seduttiva quanto che lusinga l’amor proprio nazionale, parendo un bel che alla Francia l’ imprimere altrui la propria forma e propagare i modi del suo reggimento. Non per altro il signor Bastide astiava tre anni sono il regno dell’alta Italia e promovea tra i lombardi la fazione repubblicana nemica di Carlo Alberto. Egli è tanto piú da temere che questa falsa politica alla prima occasione si rinnovelli, quanto che ora ha uno specioso pretesto nelle cose di Roma e nel debito che corre alla Francia di ristorare l’offesa giustizia. Eccovi che alcuni chiari membri del consesso nazionale testé sentenziavano non esservi altro governo «legittimo» in Italia fuorché la repubblica di Roma; il che è una disfida manifesta al Piemonte e un bando risoluto contro ogni monarchia italica Ò). E siccome da un lato la loro politica concorre in sostanza su questo punto con quella del signor Bastide, dall’altro lato essi parlano in nome di alcuni italiani che non seguono la bandiera del Mazzini, se ne deducono due conseguenze di rilievo. L’una, che tale opinione ha fautori nelle due sètte principali che dividono la parte repubblicana di Francia, benché differentissime, e che quindi un governo democratico, ancorché dissenziente, sará forse obbligato a seguirla. L’altra, che il capriccio di rinnovare i traviamenti dell’etá scorsa non è fra i nostri compatrioti proprio dei puritani.

Dico «i traviamenti» senza paura d’ ingannarmi o di offendere gli uomini onorandi di cui biasimo la sentenza. Io amo

(1) Le national, 17, 29 aoút 1851.

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V. Gioberti, Del rinnovamento civile d’Italia - III.