Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/319

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altresí purgarsi e procedessero ragguagliatamente colla stessa lentezza, non basterebbe lo spazio di un mese alla giustificazione di tutto il Consiglio. E siccome la memoria delle cose passate scema coll’andar del tempo, potrebbe succedere che, dove io presso la metá di settembre sono imputato di aver voluto la guerra a ogni costo, fossi convenuto verso la fine di ottobre come partigiano della pace ad ogni prezzo; e che un ministero, riputato pacifico nello scorcio della state, acquistasse credito di guerriero all’entrar dell’autunno.

La presunzione mnemonica è dunque tutta in mio favore. Altrettanto risulta dal riscontro della narrazione fatta dal professore Merlo colla mia; perché quella mal si accorda col proprio tenore e con altre cose giá attestate da chi la scrisse, laddove la mia consuona seco stessa ed è corroborata dalle confessioni medesime dell’ avversario. Questi infatti in una lettera dei 28 di agosto, soscritta da lui e dal conte di Revel e pubblicata nel numero 206 della Concordia , dice che esso conte «ricevette il 9 [di agosto] a sera avanzata e per istaffetta una lettera autografa di S. M., che lo incaricava di formare il ministero d’accordo col signor Gioberti, quando potessero intendersi; ed in difetto, col professore Merlo». Orai fatti susseguenti mostrarono che il conte di Revel non avendo potuto meco accordarsi, ed «essendosi» a meraviglia «inteso» col professore Merlo (poiché lo elesse a collega), il programma di questo dovea tanto conformarsi a quello del conte quanto il programma del conte dal mio dissentiva. E siccome il mio disparere col conte di Revel riguardava l’autonomia italiana e l’unione del Piemonte coi ducati e coi lombardoveneti, le quali io voleva mantenere intatte ed egli era pronto a intaccarle per conseguire la pace; ne segue che il professore Merlo su tali due articoli dovette concorrere colla sentenza del suo collega. Tal è la conclusione irrepugnabile, risultante dal fatto che i signori Merlo e Revel attestarono nella loro lettera, se questo fatto si riscontra colla presente composizione del Consiglio; e io non dissi altro nella mia operetta, le cui asserzioni sul conto del professore Merlo vengono in tal modo giustificate e poste in sodo dal professore medesimo.

Vero è che il professore Merlo diciiiara di non avermi piú veduto «dal momento in cui il signor conte di Revel lo chiamò a sé, affinché in mia surrogazione avesse a concorrere alla formazione del ministero sino alla pubblicazione del suo programma;