Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/324

Da Wikisource.

un altro millesimo; tuttavia la cosa è resa credibile da un documento che non ammette replica e istanza di sorta. La Concordia dei 26 di agosto aveva avvertito che «i signori Merlo e Revel non esitarono a partirsi da Torino e portarsi, non richiesti, dal re a persuaderlo dell’opportunitá di un cambiamento di ministero». Questo cenno indusse i detti signori a pubblicar due giorni dopo la lettera citata di sopra, nella quale, riferite le parole della Concordia e chiamandole inesatte, essi dichiararono che, avendo

il 7 agosto il ministero Casati dato in massa le sue dimissioni, lo stesso giorno sull’ imbrunire Revel fu chiamato da S. A. serenissima il principe luogotenente generale e gli fu ingiunto di recarsi a Vigevano, affine di riferire intorno ad emergenti riguardanti la cessazione delle funzioni di luogotenente generale del regno, le quali, essendo cessata l’assenza del re, parea dovesser cessare. La stessa missione fu data separatamente al professore Merlo con incarico di compierla congiuntamente.

La medesima sera alle undici e mezzo partirono Merlo e Revel da Torino. Giunsero a Vigevano per la via di Trecate alle due pomeridiane del giorno seguente. I signori Casati e Gioberti erano giá ripartiti, prendendo la strada di Mortara. Ebbero udienza da S, M., la quale non die’ loro nessun incarico ministeriale. Revel, tornato a Torino il 9, ricevette a sera avanzata e per istaffetta una lettera autografa di S. M. che lo incaricava di formare il nuovo ministero d’accordo col signor Gioberti, quando potessero intendersi; ed in difetto, col professore Merlo. Questa è l’esatta veritá sul punto di cui si occupò l’autore dell’articolo.

Se questa è «l’esatta veritá», ne segue esser falso che il professore Merlo e il conte Revel, «non richiesti dal re», si conducessero «a persuaderlo dell’opportunitá del cambiamento di ministero», secondo l’asserzione del foglio torinese; giacché le parole dei suddetti, essendo indirizzate a ribattere tale asserzione, presuppongono che sia erronea, chi non voglia crederle dettate da una veracitá e schiettezza squisitamente gesuitica.

Mosse maraviglia a tutti la cagione assegnata dai signori Revel e Merlo alla loro gita; i quali non essendo allora preposti al governo né destinati a comporre un nuovo Consiglio, non c’era ragione plausibile per cui venissero sortiti all’uffizio indicato nella loro lettera e l’accettassero. Il «riferire intorno agli emergenti riguardanti la cessazione delle funzioni del luogotenente generale» toccava ai governanti di allora; i quali, benché congedatisi, erano tuttavia veri ministri e per le loro mani doveva passare un negozio di quella importanza. Perché dunque non