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XI

ALTRA LETTERA ALL’INVIATO TOSCANO

Torino, 17 gennaio 1849.

Illustrissimo signor marchese,

Mi credo in debito di significarle, lasciando alla squisita discretezza di V. S. di fare l’uso che crederá piú opportuno di questa notizia, che dietro l’ultimo dispaccio del signor Rosellini io proposi al governo toscano di stringere immediatamente un’alleanza col Piemonte; idea che mi pare gradita da esso governo toscano e dai suoi popoli universalmente.

Ma affinché quest’alleanza sia durevole e atta a portare i frutti desiderati, mi parve opportuno di specificare alcune condizioni che dovrebbero accompagnarla; le quali condizioni sono le seguenti:

1. Il governo toscano dovrebbe romperla affatto coi perturbatori, non solo frenandoli ma cacciando i capi dai propri domini. L’alleanza piemontese gli darebbe quella forza morale e materiale che è richiesta all’effetto.

2. Dovrebbero i ministri toscani fare aperta professione di fede monarchica costituzionale, togliendo ai seguaci di Mazzini e ai repubblicani ogni speranza di convenire, quando che sia, colle loro idee.

Questa professione mi pare tanto piú necessaria quanto che alcuni giornali toscani, come per esempio il Corriere livornese , tengono talvolta un linguaggio affatto repubblicano: il che fa cattivo effetto non solo in Piemonte ma eziandio presso le potenze estere, e toglie al ministero toscano quel credito di cui avremmo bisogno.

3. Sarebbe eziandio mestiere che il governo si astenesse da ogni relazione officiale col governo di Roma e da tutti quei procedimenti che possono inasprire l’animo giá esacerbato del pontefice.

4. Si vorrebbe eziandio evitare ogni dimostrazione favorevole alla separazione della Sicilia ed ostile al governo di Napoli. L’ora di determinarsi su questi due punti è forse vicina, ma non è ancor giunta; e ogni deliberazione prematura su tali particolari potrebbe nuocere alla causa generale.

V. Giorf.rti, Del rinnovamento cxvtle d } Italia - in.

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