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366 | del rinnovamento civile d’italia |
c’è al Rinnovamento la piú piccola allusione. E soltanto mercé una congettura possiamo stabilire che egli vi lavorasse giá dall’aprile di quell’anno. Infatti il i6 aprile i850 il filosofo subalpino chiedeva a Domenico Carutti l’«indirizzo di Massimo d’Azeglio ai suoi elettori, in cui si malmenava il ministero democratico [quello presieduto dal Gioberti], e l’indirizzo del Pinelli pure ai suoi elettori, in cui si dava garbatamente del bugiardo a me ed ai miei riveriti colleghi»1. A che cosa mai gli potevano servire quegli indirizzi se non pel Rinnovamento?
Comunque, certa cosa è che nell’autunno del i850 il Gioberti doveva alacremente lavorarvi intorno. All’amico Giorgio Pallavicino, che lo invitava a scrivere una serie di articoli anonimi per l’Opinione2, rispondeva, il i° ottobre, che «le occupazioni in cui si trovava erano tali che non pativano la menoma interruzione né perdita di tempo, ed erano inaccordabili coll’opera che gli si proponeva»3. Ché anzi il lavoro doveva essere tanto inoltrato che al Le Monnier, proprio in quei giorni di passaggio per Parigi4, il Gioberti poteva giá proporre di farsi editore della nuova opera, la quale sarebbe stata compiuta al piú presto. E la promessa non era campata in aria. Due mesi dopo egli si metteva in traccia d’un altro documento, che inseriva poi tra i Documenti e schiarimenti5; e il 22 decembre i850 poteva finalmente scrivere
- ↑ Massari, p. 459.
- ↑ Lettera del Pallavicino del 25 settembre i850, in Il Piemonte negli anni i850-51-52. — Lettere di V. G. e G. P., per cura di B. E. Maineri (Milano, Rechiedei, i875). p. 44
- ↑ Maineri, p. 49.
- ↑ Ciò si desume da uua lettera del G. al Farini del i5 ottobre i850, inviatagli a mano per mezzo, appunto, del Le Monnier. Cfr. Massari, p. 479.
- ↑ Ossia l’atto della mediazione anglo-francese: si veda piú sopra p. 32i sgg. Mette conto narrare tutta la fatica che dovè durare il G. per procurarselo. Il 9 dec. i850 egli dunque scriveva al Pall. (Maineri, p. 62): «Avrei bisogno di avere una copia dell’atto della mediazione anglofrancese, soscritta dal conte di Revel ai i5 di agosto i848. Mi pare alcuni mesi fa di aver veduto il titolo della raccolta dei documenti diplomatici a ciò relativi, stampati in Piemonte: questa raccolta dovrebbe contenere l’atto desiderato. In caso poi che questo atto non sia ancora uscito alla luce, si potrebbe vedere di ottenerne una copia dagli Esteri; ma bisognerebbe far la domanda in modo che non si subodorasse nemmen da lontano che essa si faccia per conto mio. — Alla peggio, in difetto del documento, si potrebbe colle medesime cautele chiamare a Rattazzi, che lo lesse, quali erano le clausole relative alle basi della mediazione. Anch’io lessi l’atto quando ero ministro, e me ne ricordo benissimo; ma siccome allora la mediazione non aveva piú alcuna importanza, lo lessi una volta