Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/56

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rerum verbis terentem» dice Tacito parlando di un dappoco (0. Le assemblee tengono il mezzo fra la turba volgare e l’eletta degl’ingegni, fra il potere governativo che è l’apice della piramide sociale e il popolo che ne è la base, e sono quasi una partecipazione e un limite dei due estremi. Imperò la loro azione politica dee essere piú negativa che positiva, dee consistere piuttosto nell ’impedire il. male che nel fare il bene direttamente. Per indiretto possono il tutto, giacché da loro dipende in sostanza il mantenere in seggio i buoni e mettere in fuga i cattivi ministri. Ogni governo è, per natura, individuale, atteso che il pensiero ed il braccio, la forza cerebrale e la muscolare debbono muovere da un solo principio e ridursi a una sola persona; onde governo e moltitudine sono cose che fra loro ripugnano.

L’assetto speciale delle compagnie deliberative può contribuire ad accrescerne o scemarne i vizi, e fra i particolari che valgono a migliorarle ve ne ha uno, che tanto piú merita di essere patrocinato quanto piú al di d’oggi suol essere combattuto. L’ottima forma di Stato parendo ad alcuni essere la semplicissima, essi ne conchiudono dirittamente che ogni dualitá e contrapposto si debba rimuovere dalla macchina civile. Ma il principio da cui muovono essendo falso, come abbiamo veduto ( 1 2 ), séguita che anco la conclusione sia falsa. Se non che i conservatori e i democratici si servono diversamente di questo pronunziato per ciò che concerne le assemblee rappresentative; gli uni ammettendo la moltiplicitá loro, si veramente che ciascuna di esse sia affatto unita verso di sé; gli altri accettando l’opposizione, purché il consesso sia unico. Nel che questi e quelli ripugnano al proprio dogma; imperocché se la divisione del parlamento in piú Camere distinte è opportuna, quella di ogni Camera in piú parti, o vogliam dire opinioni, non è men ragionevole: se il contrasto si fa buono quando nasce dalle

(1) Hist., ui, 50. «Vecordi facuttdia» ( ibid IV, 68). «Haud perinde inslruendo bello intentus, quam frequens concionibus» ( ibid 69). «Vulgus ignaium et nthil ultra verba ausurum» (ibid., 58). Non è questo il ritratto dei demagoghi e di molti avvocati ?

(2) Supra, cap. 2.