Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/58

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l’assemblea che vien dopo non può avere inverso l’altra che il rispetto di un tribunale supremo di sospensione o revisione, come accade negli ordini giudiziali. Imperocché l’inerranza non può meglio cadere nelle leggi che nei giudizi, e l’errore può essere cosi dannoso e non correggibile nelle une come negli altri. Se per assicurare la libertá, i beni, la vita dei singolari cittadini, si stabiliscono piú corti di appello, gl’interessi e i diritti che toccano al pubblico non avranno la lor cassazione? La quale meglio si esercita da un’assemblea distinta che da quella onde nacque la prima deliberazione, benché ella sia investita della facoltá di ritoccare i propri decreti: giacché se lo sbaglio provenne da insufficienza, è difficile che si riconosca; se da impeto, è malagevole che la passione, l’amor proprio, il puntiglio permettano di emendarlo. Un Consiglio diverso non trova siffatti ostacoli morali, e meno soggiace agl’intellettivi, se il modo di ordinarlo è tale che vi si accolga il fiore degli uomini esperti e degl’ingegni eccellenti. Ho detto che ciò ha luogo quando la materia è comune, poiché niente vieterebbe che si distribuisse, come sarebbe a dire separando la finanza dalle cose che richieggono piú squisitezza di coltura, benché questa separazione sia disforme dalle nostre abitudini e dai nostri usi. A ogni modo l’unitá assoluta delle assemblee deliberative è viziosa, e può solo giovare nei periodi passeggieri di rivoluzione, come fu per la Francia il penultimo lustro del passato secolo e quello che corre presentemente. Allora l’unitá era necessaria per la difesa della nazione, oggi per quella della repubblica, i nemici della quale troverebbero nella moltiplicitá dei consessi uno strumento efficace per combattere i nuovi ordini e accendere la guerra civile.

Ma né una plebe cittadina si può creare, né stringer seco di mente e di cuore e d’interessi gli altri ceti, né assicurare all’ingegno la preminenza nelle elezioni, senza l’aiuto efficace dell’opinione universale. In questa risiede sostanzialmente la somma del tutto, perché né le leggi né gli ordini né gli statuti provano e bastano senza gli uomini, e questi tanto vogliono e valgono e possono quanto le idee che gl’ informano. Sola l’opinione pubblica può vincere le false preoccupazioni dei privati,