Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/10

Da Wikisource.

— 4 —

maestro. Già da tutti i lati venivano eccitamenti al padre di lui, onde lo mandasse a Firenze, dove allora fiorivano, più che altrove in Europa, gli studi delle belle arti. Ma quand’anche il padre avesse sofferto staccarsene, la scarsità del censo domestico gliel contendeva.

Giunti all’orecchio del Principe Vescovo di Trento, poi Cardinale, Cristoforo Madruzzo, i presagi che dell’adolescente Vittoria facevansi, il volle d’appresso conoscere e da sè esaminare quanto valesse. E come uomo di gusto squisito anche nelle arti belle, vedutolo maneggiar gli scalpelli con disinvolta sicurezza, e a squadra e a regolo minutissimamente intagliare e pulire la pietra, intese tosto quanto fosse fondato ciò che di Alessandro gli si era detto, e ai maestri e a’ suoi prelati sommamente lo commendava. Poscia avvisò che si gran luce d’ingegno non dovea contenersi più a lungo nell’angusto campo della propria città; e, senza attendere d’esser richiesto, provvide alla necessità del giovane. Convenne col padre che fosse mandalo a Venezia, fornita allora di eccellenti maestri in ogni professione di arti.

Fioriva in essa, come scultore e architetto il fiorentino Jacopo Sansovino; il quale, col dare alle sue statue nobiltà di forme e gentile espressione di atteggiamento, aveva insegnato ai veneti artefici il modo di scostarsi dalle rozze maniere abituali; e coll’introdurre nelle cose dell’architettura nuovi disegni e maggior varietà, vi avea richiamato, come dice il Vasari, il buon gusto dell’arte; sebbene alcuni affermino che gli