fine della nostra Biografia, delle leggi e dei metodi
che Alessandro si era proposti, e a quali egli andò in
gran parte debitore dell’eccellenza cui è pervenuto:
metodi e leggi risultanti o dalle Memorie di lui, o da
quelle degli altri o dalla sapiente contemplazione della
natura. Qui diremo soltanto che rapidi oltremodo e
grandi furono i primi progressi del giovane; cosicchè
al volgersi del second’anno di tirocinio, lavorava di
terra e di plastica molto pulitamente; ornando con
partimenti di stucco le stanze e i portici, le volte e
le pareti dei palazzi e delle chiese che fabbricava il
maestro. Del quale eseguiva con osservanza i concetti
e la bella maniera, sia nel girare dei lembi, sia nella
movenza della persona, sia nell’aria graziosa dei putti
e delle donne. Spiegava poi una singolare abilità nel
ritrarre al vivo l’effigie delle persone, tanto in medaglie,
quanto in busti di marmo. Effigiò al naturale
il principe di Piemonte, il Re di Spagna, l’Imperatore
Massimiliano II, il duca d’Atri, la nobil matrona Maddalena
Leoparda, e Messer Pietro Aretino; il quale
perciò scriveva di Alessandro «ch’egli dava lo spirito ai marmi.» Ritrasse parimente simile al vero Leonardo
Bissano, busto in marmo, che il chiarissimo Temanza
ricordò esistere nel palazzo dei Conti Arnaldi di Vicenza,
insieme ad un bassorilievo di sorprendente bellezza; dove, nel far le figure, che prime posano, di
mezzo tondo, e di mano in mano diminuire e presentare
a proporzione sempre più stiacciate e basse quelle
che sono più addentro, cosicchè sfuggano, e cogli
scorci di piedi e teste mostrò avere somma intelligenza