Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/15

Da Wikisource.

— 9 —


anni migliori, lo consigliava a valersi pressochè unicamente de’ suoi scolari, che nel disegno e nell’esecuzione seguitassero la sua maniera medesima. A renderlo più circospetto e difficile co’ suoi discepoli contribui l’esperienza fatta con alcuni di essi, che, appena pervenuti all’acquisto di qualche abilità, da lui si partirono e si posero a lavorare per proprio conto; con danno evidente del maestro e talvolta delle arti istesse; e ciò per l’appunto gli era avvenuto con Jacopo Bresciano, col danese Cataneo, col Tiziano da Padova, con Pietro da Salò, con Tommaso da Lugano, e con altri valenti giovani.

Non è dunque da maravigliarsi gran fatto che il Sansovino trattasse anche il Vittoria colla consueta severità, quantunque gli affidasse i più importanti lavori. Una sola distinzione accordavagli, ed era di prenderlo seco allorchè sul tramontare del giorno o passeggiava nel suo orticello o visitava i crocchi degli amici suoi, che erano un ridotto di quanti sommi uomini nelle arti e nelle scienze vantava Venezia. E se di questo favore il Vittoria andava sopra ogni credere beato, ben si poteva dire ch’egli lo meritava, così per la valentia già acquistata nell’arte, come per la civiltà dei suoi modi.

Opera emendatissima, ond’ogni provetto maestro si sarebbe tenuto glorioso, sono le quattro figure dei Fiumi nella Libreria vecchia di San Marco, che il Vittoria scolpiva sul principio del 1550, cioè nell’anno vigesimoquinto dell’età sua. Qual povero compenso il Sansovino accordasse alle opere de’ suoi più chiari discepoli, si comprenderà agevolmente quando si sappia che per un sì grande lavoro egli non diede al Vittoria