Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/21

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— 15 — troppo indegne dell’interissimo animo suo, e non potute provenire che dall’avere detorto dalla significazione nativa quel poetico modo di dire; o fors’anco dall’avere contuso il nome di Alessandro coli quello dell’incisore Antonio da Trento * accusato di avere involate al pittore Mazzuolo* nel dipartirsi* le stampe da imprimere, che Antonio* siccome intagliate da sé e non pagategli dal Parmigiano che consumava i danari nelle vanità dell’alchimia, riguardava tuttavia per sue proprie. La dissensione tra il Sansovino e il Vittoria, sebbene non arrecasse alcun danno all’arte, tornava nondimeno dolorosa al Tiziano* al Palma, a Francesco Bassano* a Paolo Fiamtnengo, ai Manuzzi, a Pietro Aretino, e allo stesso Tintoretto, amici ed estimatori dell’uno é dell’altro. Perciò, consigliatisi insieme intorno al mezzo più convenevole di rimettere in pace 1 discordi, deliberarono di affidarne l’incarico all’Aretino. Questi trovò dispostissimo l’animo di Alessandro, che anelava di ricondursi a Venezia, e ne scriveva sovente all’Aretino medesimo ed al Tiziano, rammemorando sempre con rispettosa osservanza il vecchio maestro. E fu per l’appunto in una lettera di ringraziamento per alcune saporite pere mandategli dal Vittoria (1), che l’Aretino, come buono e leale amico, gli si esibì di addolcire l’animo del Sansovino, disgustato, più che del dipartirsi improvviso, da quella lettera scrittagli (1) Vedi la lettera dell’Aretino al Vittoria, scritta da Venezia, il dicembre 1551, che comincia: «Belle e saporite sono le pera, ec. (Arci. Leti. T. VI, f. 52, 105; ediz. del 1009). Digitized by Google