Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/74

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— G8 — ciò, per unanime volere, fu dato il carico ad Alessandro Vittoria; che la rifece a forma di quadrilungo, in fondo del quale configurò un tempio quadrato, di maestoso ordine composito sui tre lati, che s’innalza fino al soffitto con pilastri cannalati sopra magnifico piedestallo ricorrente d’intorno, c con finestre, archi e nicchie, nelle quali collocò sei grandi figure di profeti c di sibille: Isaia» Davide e Geremia; l’Eritrea, la Libica e la Delfica. Quest’opera, sebbene v’impiegasse Andrea Dall’Aquila e Vigilio Rubini, suo nipote, non fu finita che dopo parecchi anni. Le due colonne sul quarto lato di fronte, e le colonne e gli archi delle finestre, il piedestallo c le basi sono tutte di pietra d’Istria; il restante degli ornati è di stucco. Da Girolamo Campagna la Confraternita, cosi consigliando il Vittoria, fece costruire nel mezzo del tempio un altare quadrifronte di marmo candido con colonne di breccia di Genova, c due statue in fondo rappresentanti San Tommaso d’Aquino e Santa Rosa; le quali sono bellissime, ma tuttavia non ispiccano quanto dovrebbero pel confronto delle due statue di prospetto di San Domenico e di Santa Giuslina, opere di tutta perfezione, eseguite da Alessandro medesimo. Egli propose poscia che questa cappella fosse ornala di pitture dagli uomini più distinti di quel tempo, cioè da Domenico Tintorelto, dal suo amico Giovanni Palma il giovane, da Francesco da Ponte, da Andrea Vicentino, da Paolo Fiammengo e da Leonardo Corona, che dipinse ivi la tavola dcll’Annunziala, di cui poc’anzi dicemmo. E la Confraternita non solamente approvò tale proposta del Vittoria, Digitized by Google