Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/8

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che dovea fare più tardi nel campo delle arti belle, il padre, mal sofferendo cotcsla inclinazione alle arli meccaniche e volendo avviare il figliuolo alla Ioga, secondo la pratica dei maggiori, lo mandò inlaulo ad apprendere le discipline grammaticali. Ma Alessandro non vi fece frutto nessuno; poiché il naturale suo genio lo portava a lutt’altro studio. Fuggì più volte dalla scuola; visitava legnaiuoli, maestri d’intaglio, squadralori di pietre e simili artefici; sicché il padre, vedendo inutili le ammonizioni e i castighi, consiglialo anche dagli amici, in fine il tolse dalle grammatiche e il pose all’arte dello squadrare le pietre coi maestri Martino da Como e Antonio Medalia da Pelo superiore, che stavano lavorando nelle cave trentine di marmo per la superba fabbrica della residenza vescovile, la quale risorgeva allora per disposizione del Cardinale e principe vescovo di Trento, Bernardo Clesio. Essi sono quei medesimi artefici che, per ordine di questo prelato, avevano cretto il sontuoso tempio marmoreo di Santa Maria Maggiore in Trento e quello della prossima villa di Civezzano; nonché voltata la cupola ottangola clic torreggia sopra l’altare maggiore della Cattedrale: le quali fabbriche, ignorandosi il nome degli architetti, fanno ancor oggi testimonianza della somma abilità degli artisti esecutori. Presso a questi maestri il fanciullo Alessandro imparò a maneggiare benissimo i ferri, e con alcuni lavori tentali con prematuro ardimento fece ben presto conoscere che il suo genio dirigevasi a più alto segno. Fioriva allora anche in questa città l’arte nobilissima della scoltura, per la influenza del nativo italico genio