Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/98

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— 92 ■ l • Jf Perdette il Vittoria nel 1590 un amorosissimo mecenate nel patrizio veneto Duodo, procurator di San Marco. Gli eredi però, ai quali Alessandro era egualmente caro, l’invitarono di li a poco a scolpire in marmo l’effigie del trapassato. Alessandro vi pose lutto l’amore, e il lrnslo riuscì assai bene. Esso porla il nome dell’autore, c vien conservato nel palazzo di questa nobil famiglia a Monselice; insieme a due altri busti di soggetti ragguardevoli della medesima casa, scolpili anche questi da lui, per quanto è ricordato nella vita di Vincenzo Scamozzi. Intorno a questo tempo scolpi il Vittoria in acciaio i conii di alcune medaglie; il che sembra facesse per suo diletto e in memoria di persone amiche o da lui stimale. E di queste medaglie ne sono molte per i musei; le quali furono da lui, ch’era cortesissimo, a diversi amici donate. Una di queste rappresenta ritratti al naturalo i volli di Tommaso da Ravenna e di Pietro Aretino, suoi amicissimi; medaglie, che ha veduto il Temanza, e sono da lui dette bellissime. All’Aretino ne avea presentala un’altra, dieci anni prima, col rovescio esprimente il simbolo della Vcritò disvelata: e di questa conserviamo un bell’esemplare nel nostro cemelio. Scolpi in seguito una medaglia con l’effigie di Rernardino India veronese, pittore insigne, da un lato, e dall’altro colla sua propria. Questa medaglia vien ricordata dal Marchese Scipione MalTei nella sua Verona illustrata. Correndo il Luglio del medesimo anno, fece Alessandro per proprio conto il busto e ritratto del geneDigitized by Google