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96 Cecco grullo


leggere, e gli fece vedere un fogliaccio qualunque.) Che vuoi? Bisognò che andassi. Son tornato stamani, saranno due ore.

— E allora?

— Santo Dio! Abbi un po’ di pazienza; Roma non fu fatta in un giorno. Te l’ho detto, e te lo ripeto: rimettiti a me, e va franco.

Cecco intanto alla messa alla sua cura non ci andava più. Tutte le feste faceva otto miglia, quattro ad andare e quattro a tornare, per vedere uscir la Lisa dalla messa. Si fece un vestito nuovo, si comprò un cappello alla moda, le scarpe se le fece fare a ***: e non gli pareva vero che arrivasse la domenica per andare ad aspettar la Lisa sul cimitero. Nel passargli d’accosto, un giorno, alla Lisa le venne fatto di voltarsi, e vedendolo, non potè fare a meno di ridere: poi si mise a discorrere con una sua compagna.

Cecco prese quel riso per sè, e si cosse più che mai. Ogni momento era da Tonino a domandargli, se c’era nulla di nuovo; ma Tonino trovava ora questa scusa ora quell’altra... Ora non aveva potuto, ora non aveva avuto comodo; e così i giorni passavano. Cecco finalmente cominciò a perder la pazienza, vedendosi sempre rimandato da un giorno all’altro.

— Mi pare che tu abbia preso a corbellarmi, — disse un giorno a Tonino. — Piuttosto