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112 Cecco grullo


— Ma che ci devo creder davvero?

Tonino le strinse l’occhio.

— Allora, caro mio, vi rimetto l’onore! Mi dicevan tutti che eravate tanto pauroso!

— Io?

— E poi farebbe vergogna a un pezzo di giovanotto grande e grosso come te ad aver paura degli spiriti!

— Sicchè domani l’altro a sera vi aspetto.

Cecco per quella sera non parlò più.

— Ma in che cimenti mi vai tu a mettere? — disse Cecco a Tonino, quando furono usciti fuori. — Fai quel che tu vuoi, ma io non ci vengo.

— Vorrei veder questa! Sta’ zitto. Intanto si pigliano dieci lire per uno; e poi non conti nulla di fartene onore colla Lisa? Lo sai, la gente paurosa non la può soffrire. Eppure l’hai sentito!

— O che c’era bisogno che tu andassi per l’appunto a dirle della scommessa?

— Ormai abbi pazienza; mi è scappata senza volere.

— Tanto io non ci vengo!

— Tu non ci vieni? Io dico che tu verrai! Anche se credessi di portartici per un orecchio.

Il giorno dopo il tempo si turbò a buono dopo mezzogiorno, e cominciò a tirare il vento acquaio. Verso sera poi si fece proprio brutto: