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Pagina:Giovanni Magherini-Graziani - Novelle valdarnesi.djvu/83

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58 Il libro del comando


«O me lo giuri.»

«Parola di sacerdote.»

— Pietro si frugò la tasca ladra, e tirò fuori il libro. Il prete non stette a dir che c’è, andò al fuoco, dove aveva un tegame di catrame per sigillare un caratello, e fingendo di leggere il libro gl’impeciò tutte le pagine, e glielo rese. Pietro lo rimise in tasca, ma il libro non lo lesse più. Le bestemmie, l’eresie quando poi a casa si avvide del giochetto del prete! Lo lascio considerare a lei!!

— Questo fu uno degli ultimi libri del comando. A tempo antico ce n’erano molti: ora non se ne sente più parlare; si chiamano del comando perchè, appena aperto, si presenta un animale che dice:

«Che comandi?»

— E quel che uno vuole, subito l’ha, cioè quel che uno vuole no, dico male, si può aver tutto fuorchè quattrini. Di quelli non c’è da averne. E questa bestia non la vede e non la sente altro che quello, che ha il libro aperto in mano. Dice che tante volte a Pietro invece della bestia gli si presentava un uomo. E quando lo chiamava, non si faceva aspettare, no! Basta che fosse in un luogo solitario e che nessuno sentisse. Lì si metteva a discorrere con lui, ed ogni tanto gli domandava: