Pagina:Giovanni Magherini Graziani Masaccio ricordo delle onoranze.djvu/58

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servano due modi, due scuole, due risultati assai differenti.

La prima studia la natura, scegliendo con quella gentilezza e misura osservate da Masaccio e lodate dall’immortale scultore delle «Porte del Paradiso».

Essa pure ha dato novella vita alla pittura; essa ci ha arricchito di opere numerose di squisita bellezza, mostrandoci con amorosa fantasia nuovi incanti scoperti nell’inesauribile tesoro della natura. Essa non confonde lo studio fatto dinanzi alla natura, cioè la prima metà dell’opera d’arte coll’opera d’arte stessa; essa non confonde l’abbozzata impressione col capolavoro uscito dal cuore dell’artista e da quel concetto, di cui parla il Buonarroti in un famoso sonetto, concetto al quale solo arriva

La mano che ubbidisce all’intelletto.

Essa finalmente si mostra degna delle sublimi parole di Leonardo da Vinci quando dice: «Il pittore disputa e gareggia con la natura».

La seconda scuola studia anch’essa la natura con una passione non minore... ma senza misura e senza gentilezza. E per ciò non ne parlerò qui, non potendo parlarne con gentilezza. Non voglio però dire che essa, come studio e ricerca, sia stata senza qualche utilità.

Mi perdoni, egregio amico, se mi sono lasciato trascinare a tante parole per dire sì poca cosa. Il desiderio di mostrare la mia simpatia e la mia buona volontà è colpevole di questo misfatto. Di nuovo lo perdoni e mi creda sempre

suo

Enrico Geymüller.