Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. II.djvu/18

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A chi

Grecia, con tal mezzo arrecati? Quanto onore hannosi molti e molti, in questo secolo, procacciato, col pubblicare, per mezzo delle stampe, quelle antiche scritture, che sepolte giaceano nelle librarie di varj paesi, da essi veduti? Io tacerò di tutti (che lungo fora il rammentargli un per uno) e solamente aver vorrei parole, che agguagliassero in parte il merito dell’eruditissimo Signor Rosgaard; il quale nè a fatica, nè a spesa ha posto mente, per raccoglier sin ora ben mille, e cinquecento pillole di Libanio Sofista, che in molti luoghi, e spezialmente in Roma, e Parigi, stavano disperse. Fortunata la posterità se a’ nostri dì saranno altri così diligenti, e felici investigatori di sì fatte cose. E qui non mi dà l’animo, senz’amaritudine, ridurmi per la memoria, un tal Vvith Ollandese, il quale come che poco, o niente gli era riuscito, in lettere sentir molto avanti; volle dar da parlare di se nella patria, col portarsi via dalla nostra Città (coll’opera d’un uom dabbene, che gli rubò) i migliori manuscritti Greci, e Latini, che nella libraria di S. Gio: a Carbonara si serbassero. Grazie al Cielo, che fra gli altri v’è rimaso un Diodoro Siciliano, che più bello per avventura non se n’è veduto giammai; e nondimeno, per sottrarlo dalla rapacità di simiglianti arpie, al di fuori è notato, MISSALE GRÆCUM.

Molte cose potrei qui andar divisando, intorno all’ajuto, che porge sì fatto studio alla Critica; ma per non vagar cotanto fuor di strada, mi ristrignerò solamente a quello, che tutto dì ne riceve la Geografia. Non


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