Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV.djvu/441

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Del Gemelli. 409

tosto levare l’assedio, con perdita degli assediantì. Ritornò adunque Lì nella Reggia, dove non stimandosi sicuro, presi i tesori, e data alle fiamme la Città, e’l palagio; fuggì coll’esercito nella Provincia di Xensì, perseguitato sempre più dal nemico.

Morì frattanto il Re Tartaro Cum-tè, dopo aver quasi conquistata la Cina; lasciando un suo figlio minore, erede dichiarato, e la cura del Governo dell’Imperio, e’l peso della guerra ad Amavam Regolo suo fratello. Speravano i Cinesi, che i Tartari, carichi di preda, dovessero ritornare in Tartaria; ma ben presto si disingannarono, perche giunti coloro a Pekin, ricusarono di passare oltre, dicendo: doversi al lor braccio l’Imperio. In tal guisa il fanciullo di sei anni, e sopra l’età prudente, trionfante entrò nella Città, ricevuto con giubilo dal popolo; che collocatolo nel Trono, come liberatore della Patria, salutollo Imperadore, gridando: Viva Vansùy Vansuij (che vuol dire dieci e dieci mila anni) colla qual voce suol conferirsi l’Imperio. Xun-chì fu fondatore di questa nuova famiglia Imperiale, che in Tartaro, e in Cinese, vien detta, Tai-cim, cioè di


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