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Giuochi di corsa. 193

così: «Nel giuoco dell'Apodidraskinda, si pone uno nel mezzo con occhi chiusi, o v'è un altro che glieli chiude. Gli altri corron via (apodidraskusi). Il primo si leva per iscoprirli, e ognuno di loro deve provarsi di giungere prima di lui nel lugo dov'egli stava»1.

Questa specie di fuga, come si vede, non è altro che giuoco detto: A rimpiattino, il quale tuttora si fa per lo più così.

Da prima s'indica la bomba, ossia l'oggetto contro il quale gli scopritori appoggiano il capo fra le braccia per non vedere gli altri che vanno a nascondersi, e il luogo dal quale si comincia il giuoco, e a cui s'ha da tornare per essere salvi. Poi alcuni, a sorte o per offerta spontanea, appoggiano il capo fra le braccia al muro, a un albero o ad altra cosa scelta come bomba, e senza guardare di sottecchi, stanno in tale posizione, finché gli altri non si sono rimpiattati in qualche nascondiglio e uno per tutti non ne abbia dato un modo d'avviso (Per es: in Toscana si dive: Vieni — a Bologna: Cucù — a Venezia: Chi se vede, eh!).

Dopo questo invito vanno in cerca dai compagni nascosti, e chi riesce a scovarne uno grida: fuori... (il tale): poi corre a bomba procurando di non essere oltrepassato dallo scoperto, il quale inseguo lo scopritore e tenta d'arrivare a bomba prima di lui. Coloro che arrivano prima vincono,




Gabrielli. 13
  1. G. Polluce: Onomastico, IX, 7.