Pagina:Giuseppe Aliani, Educazione della donne 1922.djvu/8

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Chi non ricorda la profonda impressione che gli facevano le parole della propria madre quando, bambino, lo invitava a inginocchiarsi, a congiungere le mani e a pregar Dio alzando gli occhi al cielo? Chi non ricorda le tenere parole di lei quando lo invogliava a soccorrere il misero, che stendeva la mano per chieder l’elemosina? Chi non ricorda la commozione provata quando la mamma, facendogli volgere lo sguardo intorno all’orizzonte, gli disse: «Senti, figlio mio, di là dai monti che limitano il nostro sguardo, vi sono altri paesi come questo in cui tu sei nato; quei paesi sono abitati da altre persone come noi; quegli abitanti sono nostri fratelli, sono italiani come noi e bisogna amarli »?...

La madre dà ai figli la prima idea di Dio, del prossimo e della patria e ispira nei loro animi i più santi affetti; e i figli serbano sempre il più vivo ricordo delle cure materne per la loro educazione, mostrandolo anche col più vivo amore per lei, il quale è maggiore di quello che portano al proprio padre.

Spesso il semplice ricordo degli avvertimenti materni è pei figli un freno alle cattive azioni. «Mia madre mi ha detto che non bisogna fare questa cosa; che direbbe se sapesse che l’ho fatta?...» Quante volte tutti abbiamo pensato in questo modo! E il pensiero di non recare a nostra madre un dispiacere, ci ha fatto desistere dal far cosa da lei riprovata.

L’influenza della madre sulle azioni dei figli non cessa nè col crescere degli anni nè col loro allontanamento dalla casa paterna. Chi è che, giovane o adulto, capo di una famiglia propria, non ama, nelle vicende della vita, di andare a prender consiglio dalla propria