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Pagina:Giuseppe Aliani, Educazione della donne 1922.djvu/95

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Tutte le donne, anche quelle che si dànno all’esercizio d’una professione, sentono vivamente il desiderio di avere una famiglia propria, e quando il dolce sogno s’avvera, esse debbono saper dirigere una casa. E allora in quale imbarazzo non si troverebbero ignorando la pratica delle faccende domestiche? E l’imbarazzo sarebbe maggiore, se esse, oltre alle cure domestiche, dovessero continuare ad aver quelle dell’esercizio di una professione. Come allora andrebbe a rotoli la famiglia! Come andrebbe in fumo qualunque onesto guadagno del proprio lavoro!

Ma, ciò nonostante, le buone massaie, che una volta formavano l’ammirazione, dei nostri avi, si fanno ora sempre più rare, per un falso indirizzo dato all’educazione femminile. Spinti dal giusto desiderio di dare alle proprie figliuole una professione, i padri di famiglia, che hanno una certa agiatezza, le avviano tutte agli studî, e questi, richiedendo molte ore di lavoro mentale in casa, tolgono ad esse quello necessario per le faccende domestiche e perfino quello di prendere l’ago in mano, per coltivare almeno un’arte indispensabile per la donna, quella del cucito, la quale giova molto moralmente, perchè calma io spirito, quando è agitato, e abitua alla pazienza, virtù pregevole.

Perciò, anche per evitare che diminuisca sempre più il numero delle buone massaie, i programmi d’insegnamento delle scuole femminili dovrebbero essere ragionevolmente ridotti. E poi non è giusto che i programmi delle scuole siano comuni pei due sessi, se i giovanetti non debbono, come le giovanette, attendere in casa alle faccende domestiche. Nè queste occupazioni sono, come ho già detto, superflue per le giovani