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86 Firenze Vecchia

truppe, le quali si schierarono per fare «spalliera» lungo le scale, sui ripiani, alle porte principali ed a tutte le stanze, per quanto fosse stato stabilito che non doveva esservi nessuna etichetta.... se non quella forse di un po’ di paura.

La direzione della funzione venne affidata al prenominato Segretario d’etichetta Corsi, combinata avanti col consigliere Leonardo Frullani, il quale alla sua volta aveva ricevuto gli ordini per l’esecuzione di essa, dal Segretario di Stato, duca Emilio Strozzi.

I biglietti d’invito alle autorità chiamate a prestare il nuovo giuramento, furon consegnati personalmente dal primo furiere Ranfagni e la Sala del trono preparata dai tappezzieri addetti alla real guardaroba generale, con l’assistenza del «Banchelli» guardaroba del palazzo della Crocetta.

La funzione cominciò alle undici e mezzo, e terminò al tocco.

Sotto il sontuoso baldacchino eretto nella Sala del trono, in mancanza del Sovrano fu posto il ritratto di lui, e fece lo stesso.

II principe Rospigliosi rappresentante Ferdinando III, si assise alla destra di questo, facendogli corte i ciambellani granducali, o ciambellani come dicevano allora, ed altre persone nobili invitate per mezzo del Segretario d’etichetta e del furiere di corte, con biglietto della Reale Segreteria di Stato.

Il furiere di turno, nell’anticamera, chiamava a mano a mano tutti coloro che erano stati invitati, e che introdotti nella Sala del trono «salutavano con profonda riverenza il ritratto del Real Sovrano, come se fosse stato lui, e quindi il suo rappresentante.» Dipoi si dirigevano al tavolino sul quale era steso un ricco tappeto dove erano «aperti i sacri Evangeli.» Era seduto a quel tavolino monsignor vicario Gaetano Niccolini, assistito da un cerimoniere della Metro politana, che stava in piedi da una parte.

I personaggi, ciascuno alla loro volta mettendo la destra sul Vangelo, pronunziavano la seguente formula: «Io giuro