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il duomo di spoleto 23


Vescovo Andrea, e fino alla quale si estende, anche oggi, la Canonica del Duomo.

E qui cade in acconcio di considerare, se questa tribuna di S. Primiano possa essere stata mai parte, come venne asserito, di una Cappella o Basilica Ducale, eretta dai Duchi di Spoleto1. Non ci perderemo in molte parole. L’accennata, assoluta affermazione di alcuni tardi scrittori, non è confortata da verun documento antico, e le dimensioni dell’edificio, come abbiamo visto, nonchè la sua ubicazione sulla china scoscesa di un poggio, con la tribuna a valle e l’ingresso a monte, non presentano nemmeno la possibilità di un’opera di qualche importanza. Anche la pretesa Basilica di S. Primiano o Cappella Ducale, dunque, sono da relegarsi tra i vani sogni di tempi, nei quali si credeva di accrescer lustro ai monumenti, alle famiglie, alle città, con altisonanti, ma gratuite amplificazioni congetturali, spacciate come verità documentate e sacrosante.

Però, se la rigidità della critica storica ci obbliga a liberare il Duomo di Spoleto dalle decorazioni posticce, immaginate nel tardo e barocco seicento, non è men vero che la stessa critica storica ci consente di rendere a quella chiesa un onore ed un pregio cui pa-


  1. Bernardino di Campello nel libro XII pag. 359 delle sue citate Historie così scrive: «Edificò (Teodelapio Duca di Spoleto) per la sua Ducal residenza nel più eminente sito della città, presso alla Chiesa di San Primiano, ch’è oggi la Basilica maggiore di Santa Maria, un grande e, rispetto alle fabbriche di quella età, maestoso e nobil Palazzo, le cui reliquie imminenti a i più bassi edifici della soggetta parte della Città, e che riguardano con rara vista le spatiose pianure dell’amenissima Valle, fan piena fede dell’antico splendor dell’opra, e della Real magnificenza di chi l’eresse. Al Palazzo uní con breve portico la già detta chiesa di S. Primiano, la quale ampliata da lui con non dissimil modo di fabrica, proprio di que’ tempi e ridotta in forma di amplissimo Tempio, lasciato il primo titolo, hebbe il suddetto, ch’oggi ritiene di S. Maria, dove in progresso di tempo si trasferì poi la Sede Pontificale, come a suo luogo diremo.
    Nessun dubbio che, di qui, abbia origine gran parte della leggenda di cui ci occupiamo. E che la paternità non d’altri possa essere, ci induce a crederlo il vedere che Bernardino di Campello, sempre sollecito di indicare le fonti cui attinse, a tutto questo passo non appone nemmeno una nota, o un richiamo.
    Del resto Teodelapio ebbe lungo e quieto dominio e, come ben dice il Sansi per fargli fare qualche cosa, fra le altre, gli venne affibbiata anche la costruzione della chiesa di S. Maria.