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Sibila marzo, e pe ’l nevato calle
Torna al tugurio il vignajuol tremante,
Scalzo il piè, nudo il petto, irto il sembiante,
4In man la zappa, un fascio in su le spalle.
Torreggiar mira ne la colta valle
Fra pioppi e cedri la magion festante,
E a contemplar le spazïose stalle
8Al dorato cancel ferma le piante.
Ferma; e gettando la pesante zappa,
Tutto fiso in que’ tiepidi recessi,
11La man convulsa a’ ricchi ferri aggrappa.
E al cielo impreca e brontola al destino:
Se un canto sol di questa reggia avessi,
14Non morrebbe di freddo il mio bambino.