Pagina:Gli amori pastorali di Dafni e Cloe.djvu/56

Da Wikisource.

ragionamento ii. 45

che ’l lupo non mi rapì mai una capra, e li nimici me n’hanno menata tutta la greggia, e toltami la mia compagna, Oimè! che scorticheranno le capre, ed ammazzeranno le pecore, e la mia Cloe da qui innanzi starà sempre rinchiusa nella città. Ora con che faccia andrò io innanzi a mio padre, e mia madre cosí spogliato, così scioperato? che arte sarà ora la mia? chi mi darà più avviamento? donde avrò più che pascere? Io mi starò qui tanto in terra, o ch’io mi muoia, o che vengano un’altra volta i nimici a pigliarmi, e menarmi dove è lei. Cloe mia, senti tu questa passione che sento io? ricorditi tu più di questi campi? di queste ninfe e di me poverello? oppur ti consolano le pecore, e le capre, che son teco prigioni? Così dicendo, per lo molto pianto, e per l’affanno durato, cadde in un sonno profondissimo; e dormendo, tre Ninfe delle medesime della grotta, a guisa di tre gran donne, belle, mezze ignude, succinte, scalze, con le chiome sciolte, ed alle loro statue in tutto simiglianti, in sogno gli si appresentarono; e primieramente della sua sventura dolutesi, la più attempata di loro confortandolo, così gli disse: Dafni, sta di buon animo, e non ti rammaricar di noi, che assai più di te amiamo la Cloe, e più pensier ne tegnamo che tu medesimo. Noi siamo, che per insino da bambina l’abbiamo in custodia avuta: noi quando in questa grotta fu gittata, procurammo di farla nutrire; perciocchè ella non ha che fare con questi campi, nè con le pecore di Driante, come nè anche tu con le capre di Lamone. Quanto a lei, insino ad ora s’è provvisto, ch’ella non vada schiava in Metinna; perciocchè siamo ricorse al Dio Pane, a questo che s’adora di sotto il pino, il quale voi non avete mai pur di fiori, non che d’altro, onorato: noi l’abbiamo pregato, che porga aiuto alla Cloe; perciocchè egli è uso nell’armi più che noi, e molte volte, lasciando le ville, ed i monti, è stato negli eserciti, e provveduto capitano, e coraggioso guerriero: ora per nostre preghiere ne va egli stesso contro a’ Metinnesi acerbo nimico. Imperò non dubitare: levati suso, e fatti vedere a Lamone, ed a Mirtale, che giacciono an-