Pagina:Gli amori pastorali di Dafni e Cloe.djvu/90

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ragionamento iii. 79

che ’l vide, si volle rampicar su per corlo, e la Cloe, per paura che non cadesse, lo rattenne; ma poscia ch’ella delle greggi ricordandosi, lasciato lui, se n’andò per rivederle, Dafni ritornando a salir per il pomo, lo colse, e portatogliene a donare, perciocchè ella adiratetta anzi che no si dimostrava, porgendogliene, l’accompagnò con queste parole: Per te, fanciulla mia bella, questo bel pomo, da questa bella stagione è stato prodotto; per te da sì bella pianta era stato nutrito; per te il sole l’avea maturato; per te la fortuna l’ha conservato: come potevo io dunque, avendo occhi, lasciarlo cader per terra, perchè il bestiame il calpestasse, perchè qualche serpe l’avvelenasse o perchè ’l tempo lo ’nfradiciasse, massimamente avendolo tu veduto, e lodato? Questo fu il premio della bellezza di Venere; questo ti do io per merto della tua vaghezza. Uguali giudici avete ambedue: ella un pastore, e tu un capraro. Così dicendo, e ’l pomo baciando, in seno gliel mise; e la Cloe tutta rasserenata baciò lui dolcissimamente: talchè non si pentì d’essere a sì perigliosa altezza salito, avendone un bacio avuto, che nè ’l suo pomo, nè, se quel d’oro fosse stato, di gran lunga il valeva.