Pagina:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu/178

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Libero. Io sapeva, che i Francesi, sudditi di un Re assoluto di fatto, prestavano opportunissimi aiuti alla mia patria, per toglierne la proprietà agl’Inglesi. Ed io, a dirti il vero, arrossiva in me stesso, (e così faceano moltissimi altri Americani) nel pensare, che gli schiavi di un Re assoluto dovessero servirci di strumento di libertà contro una madre patria, ingiusta è vero per noi, ma pure libera anch’essa.

Liberto. Tu vedi oggi finalmente il buon frutto, che noi raccogliamo da quei nostri soccorsi prestativi. L’albero della Libertà, da noi traspiantato in Europa, sotto le industriose, e instancabili nostre mani alligna e trionfa. Noi non abbiamo più Re; ed i Re che rimangono ancora in Europa, tutti già già vacillanti e sconfitti da noi, per breve tempo rimangono.

Libero. Ma tu mi narri delle favole mere. Come osi tu dirmi, che voi non avete più Re? Io non so vedere in questa infelicissima terra nessuna cosa che non mi provi ampiamente la più assoluta e illimitata e insopportabile regnatura. Anzi, nello sbarcare io giorni sono in quel vostro porto dell’Oriente, la prima idea che mi destò quivi ogni qualunque cosa ch’io vedessi, od udissi, fu che voi obbedivate ad un Re frescamente impazzato.

Liberto. Oh stolto! e non vedevi tu nei volti tutti dei nostri cittadini la indipendenza e la libertà? non ne udivi tu ad ogni passo echeggiare i bei nomi tra le feroci grida del Popolo?

Libero. Io scorgeva nei volti di tutti insolenza moltissima, ed una risibile ferocia negli urli ferivami; ma nè un sol contegno di liber’uomo vedendo, io queste cose tutte a voi le credeva così comandate da un Re.

Liberto. Tu sai d’imbecille davvero. Un Re, lascia egli mai pronunziare neppure il semplice nome di libertà?

Libero. Ma un Popolo libero è egli mai insolente, sanguinario, ed ingiusto?

Liberto. Tu dunque ardisci insultare i Francesi?

Libero. E tu insultare la libertà, nominandola?

Liberto. Or via, amichevolmente parliamo. Tu mi sembri pur meritare d’essere disingannato: ed io ti voglio palpabilmente provare, che il male che tu vedi fra noi, è passeggiero soltanto; ma che il bene, che ne de’ nascere, sarà immenso, ed eterno.

Libero. Convincimi pure, se il puoi, con i detti; io ti convincerò poi dopo, co’ fatti.

Liberto. Ascoltami, e taci. Di un Popolo corrotto e marcito nella mollezza e il servaggio, ell’era cosa impossibile affatto il crearne un Popolo libero e d’alti sensi, se non si mettea mano al ferro, per estirparne i tanti membri insanabili: se non si organizzava un terror permanente per spaventare i dubbiosi,