Pagina:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu/196

Da Wikisource.
188 vittorio alfieri


ed i miei Colleghi non eravamo nè di acuta, nè di pronta vista) che un Dio solo, e impalpabile, inspirava maggior credenza, e rispetto, e favoriva quindi assai meglio il nostro Salutar Comitato; io mi rappattumai con questa logorata dottrina. Onde, determinato io ’l giorno, fattomi da massimo corteggio attorniare, io Re, io Pontefice unico, io Creator-banditore, alla barba di tutto il popol Francese, ad alta voce esclamai: Dio sia: e Dio fu.

Re Luigi. Impudente bestemmia! Ma questo per certo fu il punto estremo e della tua tirannica e stolida empiezza, e della loro servil sofferenza. Io non dubito, che nel momento stesso in cui tu stavi recitando quella indecente farsa, più di mille ferri si rivolgessero in te, e in questa sconcia guisa sfregiandoti, a furor di popolo ti trucidassero.

Robespierre. E qui pur anche di gran lunga, o Re Luigi, t’inganni. Dopo quella augusta funzione, io me ne cenai la sera lietissimo in tutta sicurezza con altri de’ miei Sacerdoti accoliti, e si bevve, e si rise alle spalle del credenzone buon popolo Francese. Niuno mai si attentò d’insidiarmi la vita. Una donzella forte, chiamata Carlotta Corday (che è stata il solo nostro Bruto) entrata nella ferma risoluzione di perder sè stessa per pure trucidar un tiranno, non si elesse perciò di trucidar me. Costei, più assai di coraggio che non di senno fornita, uccise nel bagno un vile fazioso, che per infermità già stava morendosi, un mio lodatore, e detrattore a vicenda, che io non amava, nè stimava, nè temea; ma che pure, se non veniva scannato dalla nostra Bruta, l’avrei fatto uccider io, come torbido, e fastidioso. Contuttociò, quand’io lo vidi in tal modo ammazzato, lo vendicai con le leggi: e con tale esempio spaventando io gli altri semi-Bruti, assicurai così me medesimo.

Re Luigi. Ma come dunque, e perchè soggiacesti; ed a chi?

Robespierre. Per non avere ucciso abbastanza fui morto.1 Ed in fatti non fu già un orfano figlio, che in me vendicasse i suoi



    (Galle) cotanto dai costumi, e natura delle antiche genti si scostano, che quelle guerre appunto, che tutti gli altri popoli imprendono per mantenere il loro culto, essi contro al culto di tutti, ed al propio, le intraprendono.» E leggi poi quel che segue, ed avrai di che ridere col buon Cicerone alle spese de’ Galli.

  1. È qui da notarsi una somma diversità di maestria nell’arte Dolocratica che volgarmente si direbbe schiavesca, tra gli uomini antichi, ed i presenti Francesi; diversità, che sta interamente a favor di questi ultimi. Gli antichi, al trucidare i loro Tiranni venivano inspirati, e sforzati da un sacro misto furore di libertà, e di vendetta. Ma questo moderno Nabiduccio non veniva già ucciso da un Pelopida, nè da un Trasibulo, nè da un Cassio; un Cetego, un Verre, e simili vili, sfuggiti di carcere, invidiosi bensì del Tiranno, ma in nulla nemici della Tirannide, erano dunque i degni carnefici di un sì fatto carnefice.