Pagina:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu/78

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Tremante or tu, qual vil coniglio, in forse
Staresti; poichè in auro i lunghi inchiostri
Cangiavi, onde Ferney dal nulla sorse.
Non che Dio ’l Padre e il Cristo, i Santi nostri
Quanti in Leggenda stanno invocheresti,
Caduto in man de’ tuoi Filosomostri;
Che casa e campi e libri e argenti e vesti
E poscia il cuojo ti trarrebber lieti,
Al Filosofo ricco i nudi infesti.
Meglio era dunque tu soffrissi i Preti,
Che l’uom spogliavan sol nei testamenti,
E ciò con blande spemi in atti queti;
Che il procrear Cannibali uccidenti,
Fattisi eredi a forza d’ogni uom vivo,
E quanto ladri più vieppiù pezzenti.
Dirmi t’odo: «E in qual libro io mai ciò scrivo?
«Umanità sempr’io respiro e inspiro
«E tolleranza e pace, in stil festivo».
Qui tu mi cadi or per l’appunto a tiro,
Il festivo tuo stil mettendo innanzi;
In cui tuo ingegno e stupidezza ammiro.
Molti scrittor nel destar riso avanzi;
Quindi adatta al disfar ben è tua penna:
Ma invan destar pensieri ti speranzi.
Pe’ frizzi tuoi Religïon tentenna;
Ma i frizzi tuoi non dan base a virtude:
L’ancora morde i lidi, e non l’antenna.
Buffoneggiando hai fatte e farai crude
L’empie turbe; che han teco Iddio deriso,
Poi la virtù fatta in tua fiacca incude.
Dal conoscer tu gli uomini diviso
Più che da Cristo, di stampar pensasti
A migliaja i Filosofi col riso:
E a migliaja i furfanti ci stampasti,
Senza pure avvedertene, ch’è il peggio;
Il che a provar tua stupidezza basti.
Non ci credevi? E tientilo. Ma veggio
Che ti struggevi pur di farmen parte,
E insegnarmi il perchè miscreder deggio.
Col tuo lepido stile in lievi carte
Tu il volgo adeschi; e in ciò volgo ti fai,
Prostituendo la viril nostr’arte.
In bambinate il tempo lograto hai,
Se pei dotti scrivevi; e agl’idïoti
Niun saper davi, ma arroganza assai.