Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
capitolo v. - il tentativo. | 91 |
«Solite 1 scuse di modestia di loro padri,» disse D.
Rodrigo. «Ecco il fatto.»
«Il fatto... è stato ...» gridò il Conte Muzio,
«Lasciate pur dire a me che sono 2 neutrale, cugino,» riprese D. Rodrigo. «Il fatto accaduto in Milano! Un Cavaliere spagnuolo manda la sfida ad un cavalier milanese: e il portatore non trovando il provocato in casa, consegna la lettera ad un fratello del cavaliere; il quale, letta che l’ebbe diede alcune bastonate al portatore...»
«Ben date, bene applicate» gridò il Conte Muzio; «fu una vera ispirazione...»
«Del demonio,» interruppe il Podestà «battere un ambasciatore! persona sacra! anche 3 lei padre, mi dirà 4 se questa è azione da cavaliero...»
«In verità Sig.r Podestà ch’io non avrei mai potuto credere che un par suo desse tanta importanza alle spalle di un mascalzone.»
«Ma Sig.r Conte, ella mi fa dire 5dei paradossi ai quali io non ho mai pensato. Io parlo dell’offesa fatta alla livrea del Cavaliere spagnuolo, e non delle spalle del messo: parlo sopra tutto delle leggi di cavalleria. Mi dica un po’ se 6 i Feciali che erano quelli che gli antichi romani mandavano ad intimar la sfide ai popoli con cui si mettevano in guerra, domandavano il permesso di esporre l’ambasciata; e mi trovi un po’ uno scrittore che 7 faccia menzione che un feciale sia stato mai bastonato.»
«Che mi parla di antichi romani, che in queste cose erano rozzi, e principianti... non v’erano stati ancora paladini nel vero e perfetto senso della parola: ma ora che le cose si sono raffinate, che l’esperienza ha resi gli uomini ben più delicati, e che abbiamo scrittori 8 i quali hanno immaginati tutti i casi escogitabili, e hanno scavato coll’acume del loro ingegno fino all'ultimo fondo di queste questioni, ora io 9 dico e sostengo, che un messo 10 che non domanda la licenza di esporre una ambasciata di sfida è un temerario, 11 violabile, violabilissimo e che a bastonarlo 12 si acquista indulgenza.»