Pagina:Gli sposi promessi I.djvu/15

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xiv prefazione

fusamente, lasciano non poco a desiderare per quel che è integrità di testo. Si sorvoli pure su cose discutibili: per esempio, dare, come testo definitivo, parole, frasi sovrapposte ad altre non cancellate e da considerarsi dunque varianti: si sorvoli sull’avere spezzettato in note, poste qua e là come a caso, ciò che era testo importante; potevano tuttavia, dovevano anzi, essere evitate negligenze o sviste, non indifferenti, come certi arbitri, e cioè: parole che non sono del Manzoni, ma del copista varie volte lettore non esatto; brani, che non potevano esser testo, perché cancellati nei non dubbi fogli del primo autografo; una punteggiatura troppo arbitraria e data senza nessuna informazione, pur essendo per essa da concedersi qualche necessaria aggiunta o correzione;1 persino, alcune volte, la mutazione davvero inesplicabile del testo manzoniano. E v’ha altro di piú importante da lamentare (chi lègge, intenda questa parola nel suo vero senso, cioè di rammarico, espresso con dispiacere): dire che i capitoli d’un tomo siano dieci mentre sono undici, come è accaduto pel secondo; dare, come spersi, fogli2 e capitoli interi, per fortuna nostra invece esistenti (e di ciò l’illustre uomo, è da credere sia il primo ad essere con noi contento), come si può vedere, per non dire dei fogli, a proposito del capitolo VII, tomo IV: si veda nel II volume hoepliano la nota a pagina 564; cadere insomma in errori, quasi incomprensibili in chi ha mostrato tanta venerazione pel Manzoni, ed ebbe la fortuna, non concessa ad altri fino al novembre dell’anno scorso, ossia fino al termine della legge sulle opere

  1. Qualche volta mettere, o cambiare la punteggiatura, è stato necessario anche in quest’edizione; come nei dialoghi è parso utile usar delle virgolette, e dove mancavano e dov’erano linee, le quali compaiono invece per riflessioni e soliloqui. Per tutto però hanno servito di guida qualche passo, in cui sono tali segni, l’autografo secondo e la prima stampa. Furono poi mutati in acuti gli accenti gravi di e stretta, d’i e d’u; messi su qualche o stretta di parole, il cui significato varia secondo la qualità della vocale; tolti in qualche monosillabo, sul quale ora non s’usano piú.
  2. Purtroppo qualcuno manca! onde due luoghi lacunosi: al capitolo VIII del tomo I e al VI del II.