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260 | gli sposi promessi - tomo ii |
che un certo sollievo nel far del bene ad una creatura innocente, nel soccorrere e consolare oppressi, avevano realmente disposta la signora a prendersi a cuore la sorte delle due povere fuggiasche. Per rispetto degli ordini ch’ella diede e della premura ch'ella mostrò, furono esse alloggiate nel quartiere della fattora attiguo al chiostro, e trattate come se fossero addette ai servigi del monastero. La madre e la figlia si rallegravano insieme di aver trovato cosi tosto un asilo sicuro ed onorato. Avrebbero anche avuto caro assai che nessuno venisse a sapere ch’elle si erano quivi riparate; ma la cosa non era facile, in un monastero: tanto più che v’era un uomo troppo impegnato a scoprire questo fatto, e nell’animo di cui, alla passione ed alla picca di prima, s’era aggiunta anche la stizza d'essere stato prevenuto e deluso. E noi, lasciando le donne nel loro ricovero, torneremo a quest’uomo nel suo castellotto.
A questo brano segue nel manoscritto un Fine del tomo primo; ché il secondo autografo del romanzo, come la prima stampa, è noto oramai, furono in tre tomi.