Pagina:Gli sposi promessi IV.djvu/137

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Cap. VII.


Così disposto, volse indietro, ma senza però ristarsi ancora dal correre, il vólto più torvo e più cagnesco che avesse ancor fatto in vita sua per guatare quali, quanti, a che distanza fossero quei suoi persecutori; ma con1 maraviglia, e con2 un sentimento confuso di gioia gli vide tutto ad un tratto restar sui due piedi,3 in grande esitazione, e su quelle figuracce alle brutte contrazioni del furore succedere le brutte contrazioni della paura. E tosto più presente a se stesso,4 scerse dinanzi a sé e non lontano,5 un apparitore, e dietro lui un carro coperto di cadaveri;6 e intese il noto strepito dei campanelli, dello scalpito, delle ruote, delle canzonacce dei monatti,7 che un momento prima percoteva le sue orecchie, senza che8 la mente ne fosse avvertita.9 Il terrore degli inseguenti per quella comparsa, fece tosto pensare a Fermo che per lui ella era salute:10 sentì egli che non era11 momento da far lo schifo: affrettò

  1. sua grande
  2. una gioja confusa
  3. e su quelle
  4. [vide] avvertì
  5. [una] una fila di [carra | co] carra
  6. e [intese il noto] avvertì lo strepito di campanelli, dello scalpito, delle ruote, delle canzonacce dei monatti, che un momento prima (lacuna)
  7. tutto quello strepito
  8. l’ani
  9. l’orrore degli inseguenti
  10. prese tosto il suo partito non era tempo da far lo schifo, tolse la mira ad [un picciolo] uno spazio sgombro di quel primo carro, [spiccò un salto] corse a mettersi in pari a quello, [spi | del primo] spiccò un salto ed eccolo ritto [su quello] sul carro [appoggiato] appoggiato sul destro piede, col sinistro sollevato alquanto, con le braccia alzate tuttavia pel moto del salto, come il Mercurio di Giovanni Bologna.
  11. occasione