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V


Confidenze con l’ignoto


Eleonora Duse esprime un momento di liberazione esasperata della vita da tutte le formule e da tutti i limiti in cui il positivismo voleva contenerla. Dallo schematismo e dalla volgarità degli attori di clinica allevati alla scuola di Enrico Ferri la liberazione doveva venire primamente per lo spasimo della vita inesauribile riaffermante la propria originalità e irriducibilità nelle forme più immediate e violente e sincere.

Contro il positivismo che, sulla bilancia delle scoperte fisiologiche dei medici lombrosiani, alla luce delle leggi di ereditarietà riduceva l’opera d’arte in termini di trattato di psicopatologia, s’affermava violentemente l’individualità inesorabile ed istintiva della sensibilità. Questo vibrare di libere impressioni non si presenta come effetto di analisi o di maturità riflessiva. Anzi si direbbe che in ogni attimo della vita voglia realizzarsi istintivamente tutta la vita, con la gioia della dedizione, quasi l’artista rinunci a risparmiarsi in un meditato sviluppo e abbia tutta la sua personalità, già nel più esile momento di noviziato e di transizione.