Pagina:Goethe - Ricordi di viaggio in Italia nel 1786-87.djvu/183

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io pure, come il mio pio predecessore dire a questo clero mondano, non mi vogliate nascondere il sole di un arte più sublime, di una umanità più pura.

Oggi, giorno dell’Epifania, ho voluto assistere alla messa celebrata secondo il rito greco. Le cerimonie mi parvero più adatte, più serie, più ponderate; e ad onta di ciò, più popolari di quelle del rito latino.

Ed ivi pure ho provato che sono oramai diventato vecchio per ogni cosa, ad eccezione della verità. Le loro ceremonie, i loro sacrifici, le loro processioni, i loro balli, tutto ciò scivola sopra di me, e cade a terra, nè più nè meno, che l’acqua sopra un tabarro di tela cerata. I fenomeni per contro, le scene della natura, quale il tramonto del sole alla villa Madama, un capo lavoro dell’arte, quale la testa non mai abbastanza lodata della Ginnone, producono pur sempre sopra di me viva e profonda impressione.

Ora comincia a darmi molestia la prospettiva dei teatri. Nella settimana ventura ne saranno aperti niente meno che sette. Trovasi qui Anfossi stesso, e reciterà Alessandro nelle Indie; si rappresenterà pure il Ciro, colla presa di Troia per ballo. Quest’ultimo farebbe la felicità dei ragazzi.


Il 10 Gennaio.

Verrà con questa mia la figliuola del mio dolore, imperocchè la mia Ifigenia merita questo nome, sotto più di un aspetto. Nell’occasione in cui la lessi al nostro circolo di artisti, cancellai parecchi versi, alcuni dei quali ho migliorati a quanto mi pare, altri ho lasciati, sui quali probabilmente vorrà Herder tirare due tratti di penna. Ho fatto quelle correzioni propriamente di mala voglia.

Il motivo per il quale da vari anni ho data ne’ miei lavori la preferenza alla prosa, si è perchè la nostra prosodia versa nella più grande incertezza, in guisa che il